Bibliofilia - Collezionismo BLOG: Letture appassionanti ... considerazioni

Pamela Lyndon Travers. Mary Poppins e le pubblicazioni in italiano

18.04.2015 11:01

L'incantevole Mary Poppins. Incantevole per tutti: bambini, amanti della musica, del cinema e anche del teatro... 

A dispetto dei suoi 81 anni, Mary Poppins è tutt'ora in grado di affascinarci.

---- I libri che compongono l'opera 

I libri che compongono l'opera complessiva sono 8. Pamela Lyndon Travers li fece illustrare tutti, dal 1934 agli anni 80, da Mary Shepard

Pamela Lyndon Travers. L'autrice di Mary Poppins

 

Mary Poppins, 1934 (Mary Poppins

Mary Poppins ritorna, 1935 (Mary Poppins comes back, 1935

Mary Poppins apre la porta, 1943 (Mary Poppins opens the door

Mary Poppins nel parco, 1952 (Mary Poppins in the park, 1952

Mary Poppins dalla A alla Z (Mary Poppins from A to Z, 1962

NON TRADOTTO (Mary Poppins in the Kitchen, 1975

Mary Poppins e i vicini di casa (Mary Poppins in Cherry Tree Lane, 1982 - Mary Poppins and The House Next Door, 1988)

 

 

 

Altri libri di Pamela Lyndon Travers tradotti in italiano.

  • Viaggio per mare, viaggio per terra (I go by sea, I go by land)
  • Amica scimmia (Friend monkey)

 

MARILYN MONROE. Disegno di Hugo Pratt

29.12.2014 15:40

marilyn monroe. disegno di hugo pratt

LA PRIMULA ROSSA. UNA SCRITTRICE UNGHERESE CHE SCRISSE IN INGLESE

29.09.2014 17:03

Baronessa Emma (Emmuska) Orczy, discendente di una famosa famiglia nobile dell'Ungheria ...

 

Uno dei maggiori successi internazionali della letteratura d'intrattenimento del primo Novecento in Europa fu il romanzo storico-poliziesco, The Scarlet Pimpernel, cioè La Primula rossa

 

---- La Famiglia d'origine

The Family of Baroness OrczyIl baronato alla famiglia Orczy fu donato dall'imperatore Carlo VI per i meriti militari contro il turco del bisnonno della scrittrice, István Orczy (1658-1710), il quale dopo la guerra d'indipendenza del Principe Ferenc Rákóczi II nel 1714 divenne ispettore militare della regione Jász- Kun, partecipando alle campagne militari di Eugenio di Savoia. Suo figlio secondogenito, Lőrinc Orczy de Tarnaörs, oltre a succedere al padre come governatore di una delle regioni più grandi dell'Ungheria, fu anche uno dei poeti più famosi della seconda metà del Settecento, principe e precursore della nuova letteratura dell'Illuminismo ungherese. Ebbe cinque figli, tra questi il nonno della scrittrice. Il padre di Emmuska, Félix Bódog Orczy si sposò con Emma Wass, discendente di una delle famiglie storiche della Transilvania. Félix Bódog Orczy, che compì i suoi studi superiori in Germania e in Francia, era un patito della musica classica moderna, ammiratore e amico di Ferenc Liszt e Richard Wagner. Tra il 1870 e il 1873 fu sovraintendente musicale del Teatro Nazionale di Budapest, poi direttore della Società Filarmonica ungherese. La sua opera II rinnegato fu presentata all'Opera di Londra nel 1880. Dopo la nascita delle due figlie, Madeleine ed Emmuska (Tarnaörs 1865 - London 1947) i genitori decisero di trasferirsi prima a Bruxelles, poi nel 1980 in Inghilterra. 

 

---- Gioventù

Baroness Orczy at 13 years oldBaroness Orczy at 18 years oldBaroness Orczy with her husband Montague Barstow

Da sinistra: Emmuska Orczy a 13 anni, a 18 anni e con il marito, Montague Barstow.

 

Old Hungarian Fairy Tales Translated by Baroness Orczy 1895

A quell'epoca Emmuska aveva 15 anni e, oltre l'ungherese, parlava correntemente il francese e il tedesco e in seguito naturalmente imparò anche l'inglese, lingua nella quale divenne scrittrice. La giovane ragazza si iscrisse alla Heatley's School of Art di Londra e si dedicò alla pittura. Durante i suoi studi artistici conobbe il futuro marito, Montague Maclaean Barstow, di cui parla con parole tenere nella sua autobiografia Links in the Chain of Life (London, 1947).

Con il marito cominciarono a pubblicare libri illustrati, tra questi anche una raccolta di favole ungheresi (Baroness Orczy, Old Hungárián Fairy Tales, London, 1895). In seguito Emmuska cominciò a scrivere e a pubblicare romanzi polizieschi con il nome d'arte Baronessa Orczy. I suoi gialli della collana Old Man on the Corner e di Lady Molly of Scotland Yard ebbero grande successo, poi negli anni '20 videro anche una trasposizione cinematografica.

Old Hungarian Fairy Tales Translated by Baroness Orczy 1895

 

 

---- La Primula Rossa

Book

Le avventure della Primula rossa nacquero anch'esse come racconti polizieschi. Secondo le sue memorie, Emmuska Orczy in occasione della Fiera Mondiale di Parigi del 1900 prese la decisione di studiare gli avvenimenti della Grande Rivoluzione francese e in seguito inventò l'eroe di Scarlet Pimpernel, questa figura mistica che, all'epoca del terrore, salvava la vita degli aristocratici perseguitati, precursore di tanti altri protettori dei più deboli, come Zorro o Batman. Il romanzo The Scarlet Pimpernel fu pubblicato nel 1905 e in due anni arrivò a 24 nuove edizioni in Inghilterra. Già nel 1905 fu presentato anche in teatro da Fred Terry, zio di John Gielgud. Grazie ai grandi successi editoriali e teatrali la famiglia Orczy-Barstow divenne benestante e dopo la prima guerra mondiale si trasferì sulla Riviera italo-francese, in una bellissima residenza, la Villa Bijou a Montecarlo, tenendo una casa anche a Lerici. La baronessa tornò a Londra solo dopo la morte del marito nel 1943, dove scomparve nel 1947. La baronessa Orczy è autrice di una trentina di libri, molti dei quali rappresentati anche a teatro e adattati anche per il cinema, ma il suo vero "capolavoro" risulta essere la Primula Rossa, che fu tradotto in tutte le lingue europee (ma anche in cinese e in giapponese) e che ottenne un enorme successo in tutto il mondo, così come anche in Italia, dove la prima traduzione risale al primo dopoguerra ma ancora oggi, quasi ogni dieci anni viene ristampato presso le case editrici di maggior diffusione.

 

---- La Primula Rossa tra Festival, teatro e cinema

 

Nel 2007 a Lerici, dove la scrittrice visse con il marito tra il 1927 e il 1933, è stato organizzato il festival 'Una primula rossa nel golfo dei Poeti'. Similmente l'opera ebbe un grandissimo successo anche al cinema e in teatro. La Primula rossa non è un vero romanzo, si tratta bensì di quindici racconti sulle varie avventure del misterioso salvatore dei perseguitati. Proprio per questo furono girati diversi film in base ai vari racconti (Il ritorno della Primula rossa, La vendetta di Sir Percy) a partire dal The return of the Scarlet Pimpernel di Hans Schwartz e Lajos Biro del 1941 fino alla serie televisiva della BBC del 1998. In base al libro furono scritti anche diversi adattamenti teatrali, tra questi il musical di grande successo di Frank Wildhorn e Nan Knighton presentato nel 1997 al Brodway, che poi ha girato tutto il mondo.

 

Nelle foto:

5 September 1905: Julia Neilson and Fred Terry in The Scarlet Pimpernel at Manchester’s Theatre Royal.

Jukka Leisti come Citizen Chauvel, Marjorie come Marguerite. 2001-2002 la produzione di Tampere Teatro della Primula Rossa

 

 

---- Periodo storico di ambientazione e trama

Questo bestseller si svolge sullo sfondo di una serie di importanti eventi storici. Nel periodo più sanguinoso del terrore fu organizzata in Francia e in Europa una rete segreta a sostegno della fuga dei membri delle famiglie aristocratiche, compreso il cittadino Louis Capet, cioè lo stesso re Luigi XVI. Mentre la fuga del re fallì, un gran numero dei membri delle famiglie aristocratiche potè lasciare la Francia.

Secondo la trama del romanzo la bella attrice Marguerite St. Just a Parigi conosce un aristocratico inglese, Sir Percy Blakenez, e ne diviene la moglie; ella non apprezza particolarmente il marito, che crede un uomo grigio e noioso, ed è attratta invece dalla fama dell'eroe dei tempi, chiamato "Primula Rossa", il quale, rischiando la propria vita, riesce a strappare le vittime della rivoluzione alla ghigliottina e le conduce al di là delle frontiere di Francia, portandole in Inghilterra da Calais in nave. Nessuno conosce la sua vera identità, perché cambia continuamente aspetto, come un vero attore, e lo chiamano "Primula Rossa" per il fiore portato all'occhiello della giacca. Anche il fratello di Marguerite prende parte alle spedizioni della "Primula Rossa" e naturalmente la donna si innamora dell'eroe misterioso, ignara del fatto che la Primula altri non è se non il suo "noioso" marito, un uomo che, in quei terribili giorni epocali, non faceva altro che giocare a carte con i suoi amici inglesi. Alla fine delle avventure Marguerite scopre l'identità di suo marito e a quel punto se ne innamora veramente: così il romanzo finisce all'insegna del motto "omnia vincit amor et Pimpernel".

Il segreto del grande successo del romanzo è nell'abile mescolanza operata dalla scrittrice tra la storia vera della rivoluzione e le avventure di un romanzo poliziesco. Nel romanzo si intravedono figure storiche, come Robespierre, il re, Maria Antonietta e la figura dell'avversario, il fanatico ambasciatore francese accreditato in Gran Bretagna, Monsieur Chauvelin, che mira a scoprire e far catturare la Primula Rossa. Il Marchese Francois- Bernard de Chauvelin è egli stesso una figura storica: vissuto tra il 1766 e il 1832, rappresentava la Francia in Inghilterra nel 1792, da dove fu espulso in seguito all'esecuzione del re Luigi XVI. Nel romanzo figurano anche alcuni episodi della vita culturale dell'epoca, come la prima parigina dell'opera di Gluck, Orfeo ed Euridice, presentata in realtà per la prima volta a Vienna nel 1762 poi alla corte di Maria Teresa a Versailles nel 1774: ma nel romanzo la prima parigina viene spostata al 1792. Durante la recita Marguerite riesce a scoprire che anche il marito, trasformatosi in Scarlet Pimpernel, è sceso agli inferi per riconquistare e meritare il suo amore.

Le due figure principali del libro sono naturalmente personaggi inventati dall'autrice. La scelta del nome Sir Percy allude senza dubbio alla figura mitologica di Percival del Chrétien de Troyes e al Parzival di Wagner. Il personaggio è molto ben delineato, nel contrasto ben motivato tra il comportamento del "tipico inglese", flemmatico e insensibile, e l'audacia e la bravura dell'eroe in cui si trasforma. La trama del romanzo si svolge in parte a Parigi e in parte a Londra, dando modo così di tracciare un quadro anche della società londinese della fine del secolo, con caratteristiche figure dell'aristocrazia inglese, rappresentate con maggior simpatia.

 

---- Commenti sull'opera

La baronessa Orczy non era una grande artista ma dimostra senz'altro una grande abilità nella stesura del racconto, dell'ambientazione e della presentazione dei suoi eroi. Bravissima scrittrice di romanzi polizieschi e d'intrattenimento, la baronessa precede direttamente le altre famose scrittrici del giallo letterario del XX secolo come Agatha Christie e non solo.

Emma o, come lei chiamava se stessa, Emmuska Orczy era una scrittrice inglese, ma era fiera del suo nome, della sua famiglia e delle sue origini ungheresi. Proprio per questo la storia della cultura ungherese deve annoverarla tra quegli autori della letteratura ungherese che scrissero tutte le loro opere solo in lingue straniere ma che, nonostante tutto, si sentivano anche ungheresi. 


Tratto da: Rivista di Studi Ungheresi. Articolo di Maria H . Kakucska. Traduzione di Melinda Mihalyi

Jean-Paul Sartre e Ahmet Altan rendono omaggio al cavaliere di Pardaillan, l'eroe di Zevaco

18.12.2013 10:47

Sul Cavaliere di Pardaillan...

 

Molto amato, Pardaillan viene definito mentore da due importanti personaggi moderni.


FAUSTA

---- Jean-Paul Sartre (1905-1980)

 

Jean-Paul Sartre, nel XX secolo, rende omaggio a Pardaillan: "Soprattutto, io leggevo ogni giorno su Le Matin, una puntata di Michele Zevaco: questo autore, influenzato da Hugo, aveva inventato il romanzo di Cappa e Spada repubblicano. I suoi eroi rappresentavano il popolo; creavano e distruggevano imperi, precedendo la Rivoluzione Francese, proteggendo per bontà d'animo re infanti o re pazzi contro i loro ministri, umiliando i re malvagi. Il più grande di tutti, Pardaillan, è stato il mio maestro: cento volte, per imitarlo, superbamente piantato sulle mie gambe magre, ho schiaffeggiato Enrico III e Luigi XIII. "

 

 

 

---- Ahmet Hüsrev Altan (1950)

 

scrittore turco, dice:" Esistono due tipi di uomini: quelli che hanno letto Pardaillan e quelli che non l'hanno letto. Ogni appassionato di Pardaillan soffre di non essere un Pardaillan. Ed egli si aggira spesso, con il suo cappello piumato immaginario, tra gli scaffali di un venditore di libri usati. E' facile riconoscerlo dal sorriso malinconico che aleggia sulle sue labbra e dal suo cappello immaginario."
 

Bruno Brehm (pseudonimo: Bruno Clemens) scrittore, writer

30.06.2013 15:22

Bruno Brehm (pseudonimo: Bruno Clemens) 23 luglio 1892, Lubiana, Slovenia - 5 giugno 1974, Altausee, Austria

Bruno Brehm

Scrittore e redattore della rivista "Der getreue Eckart". Romanziere la cui vena facile e leggera gli assicurò un notevole successo. Tra i suoi romanzi più conosciuti: Auf Wiedersehen, Susanne!, 1939; Die sanfte Gewalt, 1940. Autore di una trilogia sul declino degli Asburgo (Die Throne stürzen, 1951).
 

---- Vita

Figlio di Giuseppe Brehm ha trascorso la sua infanzia e la giovinezza nelle guarnigioni delle città di Pilsen, Praga, Eger e Znojmo. Dopo l' esame di maturità Brehm ha studiato tedesco a Vienna per un semestre. Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò volontario.

Durante la guerra fu promosso ufficiale nel settembre del 1914 e, catturato, fu portato in un campo di prigionia russo dove incontrò Edwin Erich Dwinger (
(nato il 23 Aprile 1898 a Kiel, † 17 dicembre 1981 a Tegernsee) è stato uno scrittore tedesco. Ha pubblicato su la Repubblica di Weimar, il nazismo e nella Repubblica federale di Germania. Le sue opere sono state tradotte in dodici lingue, raggiungendo una tiratura complessiva di due milioni di copie.  Egli è considerato il "prototipo di uno scrittore nazionalista e fascista.)

Nel 1916 Brehm fu scambiato con prigionieri russi, e poco dopo fu gravemente ferito in Asagio.
 

---- Uno scrittore freelance

Tornato dalla guerra col titolo di capitano, a Vienna, Goteborg e Stoccolma ha studiato arte e preistoria, studi conclusi con successo con la tesi "Der Ursprung der germanischen Tierornamentik". Dopo la laurea, nel 1922 è stato editore di libri a Vienna ed è stato impiegato per breve tempo come assistente presso l'Università di Vienna.
 

Nel 1928 si stabilì come scrittore freelance a Vienna. Divenne noto per la componente parzialmente nostalgica e per le divertenti discussioni sulla fine della monarchia. I libri "Apis und Este" (1931), "Das war das Ende" (1932), "Weder Kaiser noch König" (1933) formano una trilogia nell'ambito di questo contesto tematico.
 

---- La seconda guerra mondiale

Dopo l'annessione dell'Austria al Reich tedesco nel 1938, scrisse in versi le confessioni di un poeta austriaco. Nello stesso anno assunse la direzione del mensile "Der getreue Eckart", che diresse fino al 1942. Nel 1939 ricevette il National Book Award per la sua "trilogia" ("Apis und Este" 1931, "Das war das Ende" 1932, "Weder Kaiser noch König" 1933). Nel 1941 divenne presidente della Associazione della cultura viennese.

Durante la seconda guerra mondiale fu attivo in Grecia, Russia e Nord Africa. Aveva atteggiamento antisemita corrispondente al nazionalsocialismo . Nel 1941, partecipando alla riunione di poeti di Weimar parlò di "agitatori ebrei" che avrebbero impedito la pace. Nel 1942, scrisse: "Se si lamentano gli ebrei della loro sorte davanti al mondo intero abbiamo bisogno di dire loro che essi stessi hanno invocato questo destino. "Nel mese di agosto del 1944, nelle fasi finali della guerra, Brehm è stato ricevuto da Hitler nella lista Gottbegnadeten degli scrittori più importanti. Questo gli evitò il servizio militare e il fronte.

---- Dopoguerra

Nel 1945 è stato arrestato per il suo attivismo politico, ma poco tempo dopo è stato rilasciato. Nella zona di occupazione sovietica molti dei suoi scritti sono stati collocati nella lista di letteratura proibita, uno dei quali anche nella Repubblica democratica tedesca. Il titolo è "Die Grenze mitten durch das Herz", 1938.

Dal 1960, Brehm era un membro della destra estremista Society per il giornalismo libero. Ha lavorato nel 1960-1961 alla trilogia "I dodici anni del Reich", tentando di arrivare fino alla seconda guerra mondiale.


All'età di 82 anni Bruno Brehm è morto il 5 giugno 1974 a Altausee.
 

---- Opere

   

    Der Sturm auf den Verlag, 1925
    Der lachende Gott, Roman, 1928
    Susanne und Marie, Roman, 1929 (neubearb. Auf Wiedersehn, Susanne!, 1939)
    Ein Graf spielt Theater, Roman, 1930 (neu: Ein Schloß in Böhmen, 1942)
    Wir alle wollen zur Opernredoute. Ein humoristischer Roman, 1930
    Das gelbe Ahornblatt. Ein Leben in Geschichten, 1931
    Apis und Este. Ein Franz Ferdinand-Roman, 1931
    Das war das Ende. Von Brest-Litowsk bis Versailles, 1932
    Denksäulen aus Österreich. Eine Studie, 1932
    Weder Kaiser noch König. Der Untergang der Habsburgischen Monarchie, Roman, 1933
    Britta, Roman, 1934
    Die schrecklichen Pferde. Der Welserzug nach Eldorado, Roman, 1934
    Zu früh und zu spät. Das große Vorspiel der Befreiungskriege, 1936
    Die weiße Adlerfeder. Geschichten aus meinem Leben, 1937
    Wien. Die Grenzstadt im deutschen Osten, 1937
    Glückliches Österreich, 1938, Erstauflage, Verlag Diederichs in Jena, mit 32 Abbildungen
    Tag der Erfüllung, 1939
    Der dümmste Sibiriak, Erzählungen, 1939


    Die sanfte Gewalt, Roman, 1940
    (Tradotto in italiano col titolo: "Se il tuo cuore non fosse impegnato", editore Salani)


   

    Der liebe Leser, 1940
    Im Großdeutschen Reiche, 1940
    Über die Tapferkeit. Brevier für junge Deutsche, 1940
    Der König von Rücken. Geschichten und Geschautes, 1942
    Der Reichsstil, 1942
    Die Grenze mitten durch das Herz, 1944
    Schatten der Macht. Von den Pharaonen bis zum letzten Zaren, 1949
    Der Lügner, Roman, 1949
    Am Rande des Abgrunds. Von Lenin bis Truman, 1950
    Ein Leben in Geschichten, 1951
    Heimat in Böhmen, Lebenserinnerungen, 1951
    Aus der Reitschul', Roman, 1951
    Die vier Temperamente, Erzählungen, 1952
    Der kleine Mozart ist krank, Laienspiel, 1953
    Das Ebenbild. Menschen, Tiere, Träume und Maschinen, 1954
    Historia Sancti Christophori. Gestalt, Legende, Kunst, 1956
    Dann müssen Frauen streiken, 1957
    Der Traum vom gerechten Regiment, 1960
    Das zwölfjährige Reich (Trilogie)
        Bd. 1: Der Trommler, 1960
        Bd. 2: Der böhmische Gefreite, 1960
        Bd. 3: Wehe den Besiegten allen, 1961
    Warum wir sie lieben. Kleine Stücke von Müttern, Blumen, Farben, Tieren, Kindern und Sonne, 1963
    Am Ende stand Königgrätz. Historischer Roman um Preußen und Österreich, 1964
    Der Weg zum Roten Oktober, 1967

MANFREDO TAFURI: POLITICA, STORIA E ARCHITETTURA

10.06.2013 17:24

ARCHITETTURA E STORIA IN MANFREDO TAFURI

L'impeto dei Drenai - Gemmell David

Manfredo Tafuri  (Roma, 4 novembre 1935 – Venezia, 23 febbraio 1994) è stato uno storico dell'architettura italiano.

Considerato, quando era in vita, tra i più importanti storici dell’architettura della seconda metà del secolo scorso, le cui riflessioni teoriche sul rapporto tra architettura e modo di produzione capitalistico possono trovare posizioni discordanti.

Tafuri arriva come docente all’Università di Venezia nel 1968 con la convinzione del carattere estremamente composito dell’architettura degli ultimi due secoli e quindi della necessità di ripensare una metodologia di analisi storica. Un progetto di ricerca che sviluppa negli anni successivi concentrandosi sul rapporto tra avanguardie artistiche e metropoli, lavoro intellettuale e ciclo capitalistico, architettura e ideologia. Egli  si confronta con le avanguardie artistiche dei primi del Novecento, con l’ideologia e la prassi della pianificazione in Unione Sovietica, con la gestione socialdemocratica delle città austriache e tedesche, con l’architettura e l’urbanistica americana, con la storia dell’architettura italiana dal 1944 al 1985.

Non è facile attraversare il campo teorico individuato da Tafuri, si rischia di mettere il piede su qualche mina. Secondo l'architetto Gregotti sono gli studi di Tafuri sull’architettura del Cinquecento che ci possono illuminare sull’epoca contemporanea e i suoi processi. In modo particolare è il concetto di “compimento”, avanzato da Tafuri nella Ricerca per il Rinascimento, e non quello di “superamento” del Moderno a doverci guidare. Nella sua battaglia contro l’architettura postmoderna Gregotti assegna a Tafuri un ruolo centrale, valorizzando, ma anche forzando, le idee contenute nello studio sul Rinascimento.

Tafuri - impegnato attivamente nel Partito Comunista Italiano. - entra a far parte della redazione della rivista CONTROPIANO nel 1969, quando è ormai diventato più uno strumento di riflessione critica sull’ideologia del “neocapitalismo” italiano che non uno dei possibili luoghi di orientamento e ripensamento di coloro che partecipano ai  “movimenti materiali della lotta di classe”. In poco più di due anni Tafuri pubblica quattro saggi: Per una critica dell’ideologia architettonica, Lavoro intellettuale e sviluppo capitalistico, Socialdemocrazia e città nella Repubblica di Weimar, Austromarxismo e città “Das rote Wien”. Quattro contributi che anticipano gran parte dei temi  della sua elaborazione successiva, e che segnano anche la linea editoriale delle rivista. Il primo saggio sulla critica dell’ideologia dell’architettura apre un dibattito che durerà diversi anni all’interno degli ambienti e delle “comunità accademiche” degli storici e dei teorici dell’architettura moderna

 

PROGETTO STORICO

In un’intervista del 1986 alla domanda  sul ruolo della critica nello sviluppo del discorso architettonico, Tafuri risponde: “La critica non esiste, c’è solo la storia”. Sembra una provocazione. L’affermazione è perentoria e molto impegnativa, ma non è una provocazione. Si fonda sulla riflessione svolta qualche anno prima in uno dei testi più importanti per confrontarsi con il pensiero di Tafuri: La sfera e il Labirinto.

la storia è […] vista come un “produrre” in tutte le articolazioni del temine. Produzione di significati, a partire dalle “tracce significanti” degli eventi, costruzione analitica mai definitiva e sempre provvisoria, strumento di decostruzione di realtà accertabili. Come tale, la storia è determinata e determinante: è determinata dalle proprie stesse tradizioni, dagli oggetti che analizza, dai metodi che adotta; determina le trasformazioni di sé e del reale che decostruisce.

La storia dell’architettura non può essere ridotta ad un’ermeneutica e non ha  l’obiettivo di scoprire la “verità”. Il suo compito è spezzare le barriere che essa stessa costruisce, per procedere, per andare oltre. Invece i linguaggi della critica in architettura, nelle comunità accademiche come sulle riviste specializzate, che dovrebbero “spostare e infrangere i sassi”, sono essi stessi dei “sassi”. E per Tafuri non sono nemmeno convincenti le “genealogie foucaultiane” e le disseminazioni di Deridda, perché vanno incontro al pericolo di consacrare i “frammenti analizzati al microscopio come nuove unità autonome e in sé significanti”. La critica di Tafuri a Foucault e Deridda è esplicita, ma non fa uso dell’argomentazione che per rimettere in piedi la storia basta spostare l’attenzione dal “testo al contesto”. Pur riconoscendo che un approccio genealogico evita ogni lineare causalità e si oppone a quelle teologie indefinite che vanno sistematicamente alla ricerca “dell’origine”. I “linguaggi critici” e dei “critici” possono decostruire opere e testi, proporre affascinanti genealogie, illuminare nodi storici occultati da letture di comodo, ma negano sistematicamente uno spazio storico. Infatti si opera costantemente una semplificazione illecita ogni volta che la “buona volontà” del critico fa esplodere la sua cattiva coscienza costruendo percorsi lineari che fanno migrare l’architettura nel linguaggio, questo nelle istituzioni e le istituzioni  in una supposta universalità omnicomprensiva della storia. Il vero problema è come progettare una critica capace di mettere in crisi se stessa e la realtà dell’architettura. Un problema irrisolvibile per una critica che si è progressivamente articolata in critica del testo, critica della semantica, critica sociologica, critica delle forme e della composizione architettonica.

Solo la storia è in grado di progettare la propria crisi: il progetto storico è un “progetto di crisi”. Ma che significa fare un progetto storico come progetto di crisi? E quale storia e quale crisi? La storia dell’architettura, dice Tafuri, è il frutto di una dialettica irrisolta, in cui non c’è alcuna nostalgia per le sintesi a posteriori  e in cui

L’intreccio fra anticipazioni intellettuali, modi di produzione e modi di consumo deve far “scoppiare” la sintesi contenuta nell’opera.

Le opere architettoniche sono affrontate introducendo una disgregazione, una frantumazione delle loro unità costitutive.

Di tali componenti disgregate sarà necessario procedere ad un’analisi separata. Rapporti di committenza, orizzonti simbolici, ipotesi di avanguardia, strutture del linguaggio, metodi di produzione, invenzioni tecnologiche […] così denudate dall’ambiguità connaturata alla sintesi “mostrata” dall’opera.

Tuttavia nessuna di tali componenti singolarmente servirà a comprendere la “totalità” dell’opera. L’atto del “critico storico” consisterà quindi in una ricomposizione dei frammenti una volta storicizzati.  Ma come e in che modo?  L’intreccio tra lavoro intellettuale e le condizioni della produzione dell’opera offre un valido strumento per ricomporre  il “mosaico” dopo la scomposizione analitica compiuta precedentemente.

Far rientrare la storia dell’architettura nell’ambito di una storia della divisione sociale del lavoro non significa affatto regredire a un “marxismo volgare”, non significa affatto cancellare le caratteristiche dell’architettura stessa. Anzi, queste ultime andranno esaltate mediante una lettura capace di collocare – sulla base di parametri verificabili – il reale significato delle scelte progettuali nella dinamica delle trasformazioni produttive che esse mettono in  moto, che esse ritardano, che esse tentano di impedire.

In questa rappresentazione della storia Tafuri usa in modo evidente la categoria marxiana di astrazione determinata e risponde a modo suo - probabilmente è il solo tra i critici e gli storici dell’architettura ad averlo fatto -  all’interrogativo di Benjamin sulla posizione dell’opera all’interno dei rapporti di produzione. Una risposta che presenta al proprio interno tutti gli elementi per essere messa in crisi, che richiede di essere messa in crisi. Quindi non uno spaccato storico ma un percorso a scatti all’interno di un groviglio di sentieri con tante “costruzioni provvisorie”. Uno spazio storico in cui la crisi diventa progetto di trasformazione
.

Fonte: marxau21.fr

IL CICLO DI DRENAI di David Gemmell

31.05.2013 11:50

La Saga dei Drenai – David Gemmell (Londra, 1 agosto 1948 – 28 luglio 2006)

L'impeto dei Drenai - Gemmell David

David Gemmell è considerato uno dei più autorevoli scrittori di fantasy al mondo, conosciuto soprattutto per la Saga dei Drenai, composta da undici volumi, pubblicati dal 1984 al 2004:


    La leggenda dei Drenai (Legend)
    Le spade dei Drenai (The King Beyond the Gate)
    Waylander dei Drenai (Waylander)
    L'ultimo eroe dei Drenai (Quest for Lost Heroes)
    Il lupo dei Drenai (In the Realm of the Wolf)
    La leggenda di Druss (The First Chronicles of Druss the Legend)
    L'impeto dei Drenai (The Legend of Deathwalker)
    Guerrieri d'inverno (Winter Warriors)
    L'eroe nell'ombra (Hero in the Shadows)
    Il lupo bianco (White Wolf)
    Le spade del giorno e della notte (The Sword of Night and Day)

 

Nel vasto mondo di Gemmell, non possono mancare gli eroi. Essi, con le loro paure, i loro desideri e i loro ideali cambiano il destino di queste grandi terre:

Druss ha combattuto centinaia di battaglie e scolpito decine di leggende. Conosciuto nel Drenai come Druss la Leggenda, in Ventria come Colui che Invia, in Vaglia come L'uomo con L'ascia, a Lentria come l'Uccisore d'Argento e tra i Nadir come Morte che Cammina

Waylander l'Assassino, abile nell'omicidio senza eguali. Con lui, la famosa balestra dalle quadrelle nere, simbolo di morte. I suoi viaggi verso lande sperdute e desolate sono atti di eroismo destinati a essere dimenticati

un mondo di sciamani e guerrieri, di sangue e di visioni, di sacrifici e di atti di sublime eroismo...

 

INTERVISTA DEL 1996 PER L'ENCICLOPEDIA DI SCIENCE FICTION di Clute e Nicholls poco prima della pubblicazione del suo ultimo lavoro, "L'impeto dei Drenai"

DAVID GEMMELL- "Non c'è violenza gratuita nei miei libri. E' soltanto che si trovano in un mondo di stile medioevale, di solito nel mezzo di una guerra e quindi non può non esserci della violenza in una situazione del genere".

SN- E la violenza ha sicuramente giocato una parte importante nella sua vita..

DG- "Sono cresciuto in parte violenta dell'ovest di Londra", spiega "Ancor prima dei sedici anni avevo più di sessanta punti causati da scontri"

SN- Qual è stato il momento peggiore?

DG- "Il peggiore è stato anche il migliore. Era la notte prima di un esame GCE, ed ero andato con alcuni miei amici in un club per vedere una band. Ad un certo punto è entrato un gruppo di brutti ceffi molto conosciuti, e tre di loro erano venuti per me. Il mio braccio sinistro venne fratturato in tre punti ed il mio naso rotto. Questa era la parte peggiore. La migliore è che sono stato seduto tutta la notte ad imparare a scrivere con la mano destra ed ho quindi passato l'esame il giorno seguente. E meglio ancora, a scuola sono diventato un eroe. E' stato lo "spartiacque" della mia vita, e da quel momento tutto è derivato da questo fatto".

"Ma la violenza è solo un componente della mia opera", aggiunge "tendo a concentrarmi su coraggio, lealtà, amore e redenzione. Io credo in queste cose. Rifiuto di essere cinico riguardo il mondo, e non mi unirò ai sarcastici o ai disfattisti. Non posso fare molto a proposito di John Major e della sua banda di incompetenti, ma posso stare sicuro che la mia vita non sia corrotta dalla loro squallida visione della società".

SN- Guarda i politici come se occupassero gli anelli più bassi della catena alimentare.

DG- "Io li detesto positivamente. Qualsiasi politico può convincerti che un panino di sterco sia nutriente e saporito; ed il migliore di loro ti farà credere che tu sia il solo a cui non piace il sapore. Se questi bastardi sono la realtà, datemi solo della fantasia (fantasy)!"

SN- Questo ci porta al perchè abbia scelto di scrivere della fantasy per cominciare. Con la sola eccezione di "White Knight Black Swan", un thriller pubblicato nel 1993 con lo pseudonimo di Ross Harding, le sue opere sono sempre appartenute al genere fantasy. Qual è l'interesse?

DG- "Amo il genere. Attraverso la storia, le società l'hanno usato per insegnare ai giovani il giusto e lo sbagliato, il bene ed il male. La buona fantasy risponde ad un profondo bisogno dei giovani. Sono i soli con dei sogni romantici, una generazione in cerca di ideali. Il cinismo del mondo non li ha ancora corrotti. Ma quando diventano più vecchi, alcuni di loro verranno succhiato dalla malattia. Non si chiedono più perchè nei centri per la prevenzione degli stupri dicono alle donne di gridare "Al fuoco!" quando sono attaccate, perchè se gridassero allo stupro nessuno verrebbe ad aiutarle. Cominciano ad usare frasi come "Non è un mio problema" e "Non lasciarti coinvolgere". La fantasy non riguarda lo scarico di responsabilità".

SN- Allora cosa riguarda?

DG- "Riguarda eroi, persone che fanno la cosa giusta incuranti del costo per loro stessi. Gli eroi fantasy non dicono "Bene, deve essere giusto cacciare un ragazzo dal paese perchè l'Arabia Saudita ha minacciato di cancellare un contratto di difesa". La fantasy riguarda gli assoluti. E' l'antitesi del compromesso. Se c'è qualcosa che vorrei che i miei libri ottengano, sarebbe incrementare il desiderio delle persone di fare del bene. Quello che sto dicendo è che gli eroi non fanno compromessi. Non lo fanno e basta, non importa quanto colossale sia il male".

SN- L'anno scorso Gemmell aveva ricevuto una lettera di un fan che sottolinea il punto.

DG- "Questo ragazzo mi disse che stava camminando con il suo cane quando ha visto due uomini attaccare una donna. Allora si è gettato nella mischia e questi sono scappati. Disse che aveva appena finito di leggere uno dei miei libri e pensava che questa era la ragione per cui aveva agito così rapidamente. Non posso dirti cosa ha significato questo per me. Ma non è stata una sorpresa, veramente. Avevo una specie di aspettativa a riguardo. Ed io onestamente credo che nessuna donna avrebbe bisogno di gridare al fuoco se ci fosse stato un fan di Gemmell nelle vicinanze. Le persone che non comprendono la natura dell'eroismo non leggono i miei libri o, se lo fanno, non li capiscono, quindi non li apprezzano. Poi li etichettano come "macho" o violenti. Ma non mi preoccupo delle critiche".

SN- Solo una volta ha reagito a una brutta critica.

DG- "Quando ho cominciato ho deciso che sarei stato il più lontano possibile dallo stile di fantasy di Tolkien. Ho pensato che mi sarei concentrato sulla caratterizzazione, basando gli eroi su persone reali. Poi ho letto un articolo su "The Daily Telegraph": "L'unica cosa che mi è piaciuta di 'Il lupo dei Drenai', imitazione di Tolkien senza caratterizzazione, è la ragazza sulla copertina”. Ho immaginato che quello che aveva scritto l’articolo o non aveva letto il libro o era un idiota. Lui mi ha detto che il libro l’aveva letto. Nel mondo non ci sono mai abbastanza idioti”.

SN- L'attitudine dello stabilimento letterario nei confronti della fantasy e dei generi relativi persuade la maggior parte dei lettori a tralasciare la materia. Mi domandavo se Gemmell risentisse del fatto di essere allontanato da un pubblico potenzialmente più ampio.

DG- "No. Suppongo che mi sarei irritato se non avessi guadagnato abbastanza per prendermi una vacanza a Palm Springs. Benchè posso vedere che per gli autori che non hanno avuto successo commercialmente l'etichetta di fantasy potrebbe essere un problema. Qualche volta mi viene detto "Se più gente leggesse i tuoi libri li amerebbero molto e…" E cosa? Avrei più denaro. Diventa una questione di scala. I miei libri escono, vengono venduti in gran numero ed io conduco una buona vita. Questo mi dà la possibilità di fare ciò che amo, cioè scrivere altri libri. La mia funzione come scrittore è quella di intrattenere. Inizialmente di intrattenere me stesso, ed in via secondaria gli altri".

SN- Ti ha mai causato problemi il fatto di basare i tuoi personaggi su persone reali?

DG- "Quando stavo scrivendo 'Waylander dei Drenai' ho deciso di usare tutte le persone con cui lavoravo. Appena dopo che era stato pubblicato nel 1986, sono stato licenziato. Apparentemente, il direttore del managing lo considerava un velenoso attacco alla sua integrità".

SN- Presumibilmente, l'uso di persone reali come modelli aggiunge credibilità, sia per Gemmell che per i fan.

DG- "Devi far credere a te stesso che quello che stai scrivendo è reale. Devi credere che i personaggi siano reali, che le situazioni in cui si trovano sono terribili e che devono uscirne. Non puoi sederti a pensare "Questi sono solo segni su uno schermo, non gli succederà assolutamente niente". Per me è reale. Se sono davvero 'piatto' quando accendo il mio PC, faccio in modo che uno dei miei personaggi si ponga una domanda. Può esser qualcosa di semplice come "Cosa diavolo stiamo facendo?" o "Qual è il punto di tutto questo?". La domanda non è importante. Quello che importa è che essa porta il personaggio dentro un argomento, ed attraverso questo io comprendo dove sta andando la storia. All'inizio della mia carriera come scrittore facevo un sacco di cambiamenti, fino a quando non ho imparato a credere nei miei personaggi".

SN- Una delle sue creazioni più vivide, il solitario omicida Jon Shannow, è ispirato da qualcuno che ha conosciuto trenta anni fa.

DG- "Il modello per Shannow è in uomo che più tardi è finito in prigione in seguito ad una rapina a mano armata. Non vorrei nominarlo. Era un uomo molto strano, ma è successo che mi piacesse terribilmente. Era un uomo che, negli anni Sessanta, quando tutti stavano diventando molto liberi e trasandati, vestiva nella maniera che usava dieci anni prima. Era fantasticamente fuori controllo. Sempre. Se arrivava ad un momento di violenza, era letale. E vedeva veramente il mondo in bianco e nero".

SN- I due sono andati ad una festa assieme…

DG- "Non era la mia festa," racconta Gemmell, “e conoscendo la sua attitudine alla violenza gli ho fatto promettere che non avrebbe picchiato nessuno. La festa non mi piaceva e quindi me ne sono andato, mentre lui è rimasto. La ragazza che stava tenendo la festa voleva verificare quanto duro fosse il suo ragazzo, quindi gli ha detto 'Quell’uomo non è stato invitato. Buttalo fuori.' Il ragazzo si è avvicinato e gli ha detto 'Ehi tu, non sei stato invitato. Vattene fuori dalle palle'. Il mio amico gli ha spiegato che ero stato io ad invitarlo. Allora il ragazzo gli ha risposto 'Non è la festa di David, quindi fuori dalle palle.' Adesso, lui mi aveva promesso di non colpire nessuno, ma era stato insultato. Allora ha tirato il suo whisky sulla faccia del ragazzo. Poi ha alzato il braccio ed ha rotto il bicchiere. Aveva un sacco di frammenti di vetro conficcati nella sua mano e moltissimo sangue che fuoriusciva dai tagli e continuava a fissare l'altro. Il ragazzo lo guardava completamente terrorizzato, come chiunque altro avrebbe fatto. Perchè sapeva che, in quel momento, aveva a che fare con un pazzo...”

SN- Gemmell ammette che Shannow è più o meno il suo personaggio preferito. E' molto allettante la possibilità di chiedere se è così perchè lui simpatizza con questo personaggio.

DG- “Oh sì. Shannow è il personaggio più vicino a me di cui abbia mai scritto. Malgrado il fatto che sono stata abbastanza fortunato da essere amato da mia moglie e dai miei migliori amici, sono rimasto essenzialmente, a causa delle mie esperienze, un uomo malinconico e solitario, non ho mai avuto esperienze di cameratismo come quelle di cui ho scritto. Ho giustamente imparato attraverso la mia vita che se sono in difficoltà, sono da solo. E questo è il modo migliore di essere. Non devi avere paura di nessun altro. Non devi spaventarti della persona che ti sta per aiutare. Perchè non c’è nessuno. Questo ti rende più forte”.

SN- Dopo una carriera di 12 anni passata con la Random House, David Gemmell è passato recentemente alla Transworld's Bantam Press. Questo mese pubblicano il suo romanzo più recente “L'impeto dei Drenai”, un ulteriore uscita per il suo famoso personaggio Druss, l’eroe guerriero che ha debuttato in “La leggenda dei Drenai”, il primo libro dell'autore. Gemmell riflette sullo spostamento.

DG- “Le persone alla Random House sono un grande gruppo, ma era tempo di muoversi. Ci sono state alcune liti, soprattutto a proposito del marketing e delle copertine, ma ho molti più ricordi buoni che cattivi”.

SN- Perchè ha scelto di andare alla Transworld?

DG- “Perchè no? Ho detto al mio agente che volevo incontrare la squadra della Transworld prima di firmare. Quando sono andato lì mi hanno chiesto dove volevo andare per pranzo. Io ho risposto che volevo una pizza. Siamo andati ad un Pizza Express, ed era pieno di gente della Transworld che stava mangiando assieme. Niente posti di èlite, i capi e gli impiegati erano fianco a fianco. Ho capito che quello era il posto dove volevo stare”.

SN- Quindi non sono state le 600.000 sterline che l’hanno attratta?

DG- “No, è stata la pizza. Ed il fatto che naturalmente era un bel posto in cui lavorare”.

SN- Questo significa che, in certi casi, i soldi non sono così importanti come lo erano una volta.

DG- “Sono stato recentemente in vacanza in Arizona ed un amico mi ha chiesto a che cosa assomigliava il deserto. Gliel'ho descritto ed allora mi ha risposto 'Si, ma io intendevo come ci si sente quando ci si cammina attraverso.' Improvvisamente ho capito che avevo visto il deserto solo da una limousine con l'aria condizionata mentre mi recavo a Phoenix. I soldi ti isolano dalla realtà”.